richiama costantemente un buon flusso di turisti
Dopo i "bronzi" rinvenuti un estate di qualche anno fa a Punta del Serrone, una nuova scoperta archeologica - avvenuta a Giancola tra i resti di una villa di epoca romana - è la bella statua di marmo, alta 105 cm., di Bacco giovinetto (dio molto caro ai Romani). Con molti altri reperti è esposta nella mostra, allestita dal Museo Provinciale "F. Ribezzo" di piazza Duomo con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, che resterà aperta a lungo per essere visitata, oltre che dai turisti e dagli appassionati e curiosi, dalle scolaresche della regione. Appena sarà disponibile il finanziamento richiesto, Giancola diverrà - per iniziativa della Provincia - un vero e proprio sito archeologico, in grado di attirare un buon flusso di turisti. È la seconda mostra sul tema del vino predisposta dal nostro Museo Provinciale nell'arco di pochi anni, dopo quella su "Il Tralcio e la Vite", che ebbe grande successo sette anni fa. L'interesse, questa volta, è in particolare per le anfore, che prodotte nelle località di Giancola, Apani e Marmorelle (anche nel rione La Rosa è stato trovato un enorme scarico di anfore), portavano il vino brindisino in Palestina, Siria, Egitto e nei porti del Mar Nero, oltre che in Spagna, dove sono stati trovati i resti delle anfore con i "marchi" di Brindisi. Le navi che trasportavano il vino tornavano cariche di schiavi che, in gran numero, venivano utilizzati nei vigneti e nelle fornaci di produzione delle anfore. Il primo a segnalare l'esistenza di questi impianti fu nel 1870 Mons. Giovanni Tarantini, esperto archeologo. Il nome di uno dei produttori di anfore, riportato sulle anse dei recipienti, è "Visellio", nome che molto opportunamente è stato dato di recente a uno dei vini più pregiati oggi prodotti a Brindisi.
da www.provincia.brindisi.it
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