Milano: storia dei navigli

Milano: storia dei navigli

il Ticinello venne inaugurato nel 1179

Milano è tutto e il contrario di tutto. Genera amore e odio. La si odia per il caos metropolitano, per lo smog, per la frenesia. Solo preconcetti. Io personalmente la amo per questo. E per tutto il resto… La sua atmosfera quasi sempre rarefatta, in ogni stagione. Personalmente Milano mi trasmette vita, gioia, sentimenti. Ogni volta la trovo sempre più bella, mi incanta, mi prende, mi avvolge. Ebbene si, ne sono innamorato. Per me Milano è bellezza, è fascino. Per la sua gente, i suoi teatri, i suoi locali… per la sua storia, di cui oggi racconterò un pezzo… quella dei navigli.

La storia dei navigli ha inizio nella seconda metà del XII secolo, con la realizzazione del primo tratto navigabile. Venne inaugurato nel 1179 il primo canale, il Ticinello che, con i suoi cinquanta chilometri, da il via alla costruzione del Naviglio grande. Grandi ingegneri misero mano al progetto e ancora oggi si può ammirare l'innovativo sistema di chiuse ideato da Leonardo verso la fine del Quattrocento. Quale sia la magia di questi canali è difficile capirlo. Certo è che ha sempre esercitato un effetto calamita su artisti d'ogni epoca. Forse le case che si alzano ai suoi fianchi, forse le botteghe un tempo quasi lambite dall’acqua, o forse è proprio l'acqua, né chiara né dolce, del Naviglio. Nel XV secolo Francesco Sforza affidò a Bertola da Novate la costruzione del Naviglio della Martesana. In soli 35 anni, dal 1439 al 1475, nel territorio milanese furono costruiti ben 90 chilometri di canali resi navigabili dalla presenza di 25 conche. Un primato che nessun'altra città potrà mai avvicinare. Lo sviluppo del sistema, però, non si fermò solo a questo punto, anzi, con l'arrivo di Leonardo, fu perfezionato il Martesana e si cominciò ad impostare un nuovo sistema di canali per consentire la navigazione dalla Valtellina fino a Milano. Era il 1482 quando Leonardo da Vinci, appena giunto a Milano, fu incaricato da Ludovico il Moro di studiare un sistema per permettere la navigazione dal lago di Como fino a Milano. Leonardo, che progettò il sistema di chiuse per ovviare al problema del dislivello dei terreni e per rendere così possibile la navigazione, non perse l'occasione per farne alcuni schizzi, ora conservati al Museo dei navigli. Una soluzione a questo problema è rintracciabile all'interno di alcuni disegni del Codice Atlantico, che ipotizza un grande sbarramento sul fiume Adda in località Tre Corni, dove uno sbocco in galleria doveva permettere alle barche il passaggio a valle delle rapide del fiume. La diga sarebbe servita anche ad elevare il livello del fiume fino ad alimentare un canale che, a seconda del livello dell'acqua, avrebbe avuto funzione solo irrigua o anche navigabile e, partendo da Brivio, sarebbe arrivato fino a Trezzo scorrendo parallelamente all'Adda. Un'altra geniale soluzione per il superamento degli oltre 23 metri di dislivello delle rapide di Paderno fu pensata a metà del '500 dall'ingegnere e pittore Giuseppe Meda, il quale ideò una nuova conca detta “il Castello”, che secoli più tardi diverrà il Naviglio di Paderno. L'arditezza tecnica della soluzione del Meda era tale che, quando due secoli dopo l'opera fu ripresa sotto il governo austriaco di Maria Teresa, il Ministro per la Lombardia Conte Carlo Firmian approvò una soluzione intermedia di sei conche con salti compresi tra i quattro e i sei metri. Nel 1591 iniziano i lavori prima sospesi, poi ripresi nel 1773 e terminati nel 1777. Nel 1805 Napoleone completò la costruzione del Naviglio pavese realizzando quello che per secoli fu il sogno dei milanesi: il mare si raggiungeva tramite il Naviglio di Pavia e il Po, il lago Maggiore tramite il Naviglio grande e il Ticino, il lago di Como tramite il naviglio della Martesana e l'Adda. Il trasporto dei marmi delle cave di Condoglia, in Val d'Ossola, utilizzati per la decorazione del Duomo di Milano avveniva proprio attraverso questo canale. Nasce nei pressi della cascina Castellana (sbarramento della Paladella) e, passando per Abbiategrasso, giunge dopo circa 50 chilometri alla Darsena di Porta Ticinese a Milano. Nella seconda metà dell'Ottocento il sistema dei trasporti fluviali decadde sia per la lentezza dei viaggi (3 Km. all'ora), sia per la concorrenza delle ferrovie e delle linee tranviarie che soppiantarono la navigazione fluviale interna ed esterna alla città. La Martesana rimase attiva per tutto l'Ottocento come via di trasporto, sia con un regolare servizio passeggeri, sia con un intenso traffico commerciale. I barconi portavano a Milano grano, frutta, prodotti caseari, bestiame, legname, sabbia e ghiaia ed altri materiali da costruzione. Alla fine dell'Ottocento entrò in crisi la fossa interna perchè antigienica e di ostacolo al traffico. Il Naviglio grande, nel tratto tra Milano e Turbigo, è un chiaro esempio delle ricchezze scambiate un tempo: numerosi sono i palazzi signorili, le antiche cascine, i borghi, i ponti in ferro battuto, gli approntamenti da pesca e le chiese d'ogni epoca e stile. Poi giunsero le automobili e per i navigli ebbe inizio, purtroppo, un periodo di abbandono. Le loro acque furono utilizzate dalle industrie che li inquinarono. La fossa interna venne coperta tra il 1929 e il 1930, durante il periodo fascista. Decaddero lentamente tutti gli altri navigli. Gli ultimi ad andare in crisi furono quelli della Martesana e il Naviglio Grande. Date le condizioni di incuria dentro il quale versano i navigli, nel 1977 lo Stato ha consegnato alla Regione la gestione e la salvaguardia del Naviglio della Martesana e nel 1980 è stato avanzato un primo progetto urbanistico per la sua rivalorizzazione. Oggi è impossibile ripristinare la navigazione fluviale d'un tempo, ma esiste “il progetto parco della Martesana” che costituisce un'intelligente risposta per restituire alla città il fascino e lo splendore di questo caratteristico Naviglio.

Il tour dei navigli con tappe nelle osterie
Il tratto tra Milano e Gaggiano è forse uno dei tratti più interessanti dei possibili percorsi lungo i navigli. Nei circa dieci chilometri che separano la Darsena dal centro di Gaggiano di cose da vedere ce ne sono davvero molte, e le soste a volte diventano irrinunciabili. Lungo il canale si trovano fornaci, filature, tintorie, concerie, cartiere sorte sul finire del XIX secolo. Il quartiere ticinese, da dove parte uno dei percorsi che consiglio, è un tipico quartiere di ringhiera dove le case sono rimaste inalterate negli anni. Questa un tempo era una zona popolare, animata da mercati e negozietti. Ora è diventata una zona molto in, frequentata da artisti, modelle, universitari e giovani rampolli della società bene. Ma l'atmosfera che si respira è unica, poiché di fianco a locali di tendenza ci sono ancora le ultime umili botteghe artigianali, i tipici cortili di case che risplendono spesso di colori accesi. Con occhi attenti e la curiosità che deve sempre accompagnare la visita di un luogo, qua e là si colgono caratteristici angoli, suggestivi scorci e qualche pittore che li sta traducendo su tela. Alle rive dei navigli vivevano lavoratori e artigiani. Oggi i laboratori artigianali e antichi lavatoi, coperti di tetti di legno ricordano di una Milano scomparsa. Di colpo il paesaggio cambia, attraversando l'area dismessa dell'ex fabbrica di porcellane Richard Ginori. Un complesso monumentale, lungo quasi un chilometro, e che affascina per quell'aria sinistra fatta di vetri rotti, camini spenti e ferro arrugginito. Un tempo, assieme alla Veglia Borletti, era l'orgoglio della Milano che lavora. Le prime osterie qui sono nate grazie agli artisti e agli operai che di giorno lavoravano alacremente, chi dipingeva e chi batteva il martello, e poi la sera insieme a fare baccano, a divertirsi. Si passa oltre e, dopo un paio di chilometri di campagna, si arriva a Gaggiano. Un tempo era il quartiere dormitorio per gli operai che lavoravano alla costruzione dei navigli. Gaggiano gode da pochi anni di nuovo splendore. Il comune ha infatti ristrutturato tutte le case che si addossano al Naviglio, restituendo loro gli antichi colori accesi. Dalla barca che le costeggia lo spettacolo è notevole. Le facciate arancioni, gialle, rosse, si riflettono nell'acqua e l'acqua le fa brillare. Per lo sviluppo del nucleo storico di Gaggiano, costituito da dimore signorili e case a corte allineate lungo le sponde del Naviglio Grande, fu determinante proprio la presenza di questa importante via d'acqua, che fin dal 1278 venne a collegare l'abitato a Milano. I navigli sono stati luoghi d'incontro, canali di scambio, linfa per il commercio, fonte d'ispirazione artistica. Oggi rimangono i circoli, le trattorie, gli studi dei pittori che si avvicendano di generazione in generazione, le opere d'ingegneria idraulica come i ponti levatoi, le chiuse e le dighe… Alzaia naviglio pavese, Alzaia naviglio grande, la Darsena, Ripa di Porta Ticinese, sono le zone più vitali della città. Qui ci sono i pub, i locali notturni, le birrerie, i ristoranti e le enoteche. Poi i mercati dell'antiquariato e del modernariato, la tradizionale festa dei fiori in primavera. Qui c'è tanto e c’è di tutto, a confermare, una volta di più, che a Milano la vita comincia sui navigli…

da La Cronaca
Roberto Rossi

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