soprattutto olivo, mandorlo e fico
Il complesso floristico è, ovviamente, influenzato dal fatto che non sono poche le piante coltivate e gli alberi fruttiferi che invadono la gravina, con orti e giardini dai quali sfuggono varie piante, anche da fiori, più o meno spontaneizzate. Nella gravina dominano (fra gli alberi) l’olivo e il mandorlo e, oltre al comunissimo fico, anche la vite occupa una buona parte, come pure il fico d’India. Interessante ricordare anche le varietà in cui si presentano queste che possiamo dire intrusioni antropiche, che occupano una parte non indifferente dei greppi e del fondo-valle. E’ da considerare principale l’olivo, che si presenta in due varietà: l’olivo ogliarolo e l’olivo cellino.
Il secondo albero fruttifero, frequente in gravina, è il mandorlo, che presenta le varietà Rachele, Cinque-cinque, Catuccia, Franciscudda, Viscarda e Gargano. Anche la vite presenta, nella gravina, delle varietà: Negro amaro, Primativo, Malvasìa nera, Malvasìa bianca, Moscatellone, Cornola bianca, Verdeca, Aleatico.
Il fico è presente in ben dieci varietà. Il fico è la pianta che dimostra una particolare predilezione per le grotte e i greppi in generale. Quasi tutte le grotte hanno qualche pianta di fico all’ingresso, e piante, generalmente poco sviluppate, si trovano anche nell’interno di varie grotte, spesso cresciute in posizioni strane, come in qualche nicchia, o addirittura sulla volta! Una pianta decorativa molto diffusa nella gravina, sia sul ciglio che nei greppi e nel fondo-valle, è l’Agave (Agave americana) delle Amarilidacee, rinselvatichita. E’ una pianta straordinaria e, con le sue grandi, rigide e carnose foglie disposte a rosetta, costituisce un ornamento notevole. Quando, dopo una decina di anni di vita (o più, fino a una quarantina) fiorisce, lo stelo floreale si sviluppa per più metri, e l’infiorescenza è ricca di fiori candidi; ma ciò distrugge tutte le energie della pianta, che, dopo la fioritura muore, lasciando però varie piccole àgavi (figlie). Il nome di Agave pare derivi dal greco (agauos), che significa magnifico o meraviglioso. Qua e là nella gravina fiorisce l’Ailanto (Ailanthus altissima), sia a macchie rigogliose che ad albero. E’ una pianta d’origine americana, introdotta in Italia nel 1700 (Orto Botanico di Padova), è acclimatata ovunque, con grandi infiorescenze rossastre. Fra i diversi alberi da frutto, qua e là rinselvatichito, si nota anche qualche gelso (Morus nigra).
Il fico d’India (Opuntia ficus indica) è fra le piante più comuni, e lungo i viottoli dei greppi abbonda in gruppi di centinaia di piante. Le Orchidee, di più specie, pare abbiano trovato il loro habitat più confacente nella località di Vallone, cioè nel tratto finale della gravina, che al lato iniziale, invece, cioè in un’area della località denominata Santoro, è occupata dal bosco di lecci, con qualche altra specie arborea (Quercia e Pino, quest’ultimo rappresentato solo da alcuni esemplari, e alcuni arbusti di corbezzolo (Arbutus unedo) che manca in tutto il resto della gravina). Attraverso la relazione del Collaboratore Botanico Pietro Medagli dell’Istituto Botanico dell’Università di Bari, si evince che sono state censite ben 373 specie di piante, una indubbia ricchezza floristica. Il Tabacco glauco (Nicotiana glauca) è specie di origine sudamericana coltivata come specie ornamentale e che tende a spontaneizzarsi su rupi, macerie e vecchi muri. Pignatti (1982) riporta questa entità per varie località della Penisola, indicandola in Puglia solo per Bari. In pratica la stazione di Ginosa è la seconda ad essere resa ufficialmente nota in territorio pugliese, anche se abbiamo potuto osservare la specie anche in altre località della Regione. Notevole è il ritrovamento a Ginosa di qualche esemplare di Scrophularia scopoli, specie prima d’ora non nota per la Puglia che normalmente vive a quote superiori (500-1870 m. s.l.m.) ed ha un’area di diffusione eurasiatica.
Fra le stazioni di nuova segnalazione spicca pure quella dell’Alisso sassicolo (Alyssum. Saxatile L. subsp. Orientale), specie rupicola tipica delle rupi calcaree. L’isolamento geografico ha fatto si che in Italia si differenziasse questa sottospecie caratterizzata da differenze minime ma apprezzabili con le altre popolazioni orientali. Da segnalare, infine, il ritrovamento di numerosi esemplari della rara composita Radichiella pugliese (Crepis apula), specie tipica degli incolti. Si tratta di un interessante endemismo diffuso in Puglia, parte della Basilicata e della Calabria.
da www.passiochristi.net
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