La Città di Ravenna

La Città di Ravenna

Basilica di Sant’Apollinare, Galla Placidia, Battistero Neoniano, degli Ariani, mosaici, Cappella Arcivescovile, Mausoleo di Teodorico, la Basilica di S. Vitale, Pineta di Classe, S. Maria in Porto Fu

Le origini di Ravenna sono probabilmente legate ad un primitivo insediamento di isole poste all’interno di un sistema lagunare risalente probabilmente al secondo millennio a.C., ma è solo con l’installazione della flotta militare romana da parte dell’imperatore Ottaviano Augusto (I sec. d.C.) che la città conosce un primo momento importante. E’ sempre ad opera dello stesso imperatore che nelle vicinanze della città viene costruita Classe, importantissimo porto militare e commerciale, di cui oggi è rimasta un’interessante zona archeologica. A circa 2 km. in direzione sud eccoci di fronte alla Basilica di Sant’Apollinare affiancata dal suo campanile che le fu aggiunto in epoca posteriore. All’inizio del V sec., Ravenna esce dal suo ruolo provinciale per diventare una grande capitale e raggiungere il periodo di massimo splendore grazie alla dominazione degli imperatori romani Onorio e Galla Placidia. Nel 476 finisce la dominazione romana ad opera degli Eruli, che regneranno per 17 anni, fino all’avvento di un nuovo re barbarico, Teodorico, che porterà Ravenna a conoscere un nuovo periodo di splendore. Sono di questo periodo, infatti, i più importanti mausolei della città: quello di Galla Placidia con i suoi mosaici di pure forme classiche; la Chiesa di S. Giovanni Battista con il suo portale marmoreo gotico; il Battistero Neoniano e quello degli Ariani; l’imponente Mausoleo di Teodorico; le Basiliche di S. Apollinare Nuovo, S. Vitale e S. Apollinare in Classe con splendidi mosaici e la chiesa di S. Francesco con accanto il sepolcro di Dante Alighieri. Alla morte di Teodorico (526), segue la devastante guerra greco-gotica che si concluderà per la città nel 540 quando viene occupata dal generale Belisario, inviato dell’Imperatore Giustiniano. I Franchi donano il territorio alla Chiesa di Roma, anche se in realtà sono gli arcivescovi ad averne il controllo reale. Ravenna, anche se non più capitale, continuerà a godere di un certo prestigio in età alto-medioevale e, dopo il 1000, vedrà anch’essa il sorgere del Comune, con la successiva contesa da parte delle varie famiglie per la spartizione del potere, da cui usciranno vincitori i Da Polenta che domineranno fino al 1441 con la definitiva occupazione dei Veneziani. A partire dal 1509, e per 350 anni, Ravenna entra a far parte dello Stato della Chiesa e, dal 13 giugno 1859, aderisce al nascente Regno d’Italia. Risale all’epoca della dominazione veneta la sistemazione di Piazza del Popolo, mentre della seconda metà del ‘500 è la chiesa di S. Maria in Porto, con la facciata settecentesca in stile palladiano. Attigue sono l’Accademia delle Belle Arti e la Pinacoteca Comunale che ospita dipinti di scuola romagnola, toscana e veneta dei secc. XIV-XVII; poco distante troviamo l’importantissima Biblioteca Classense, che sorge nell’ex monastero dei monaci camaldolesi (XVI sec.). Si può affermare che tutta la tradizione di “Ravenna città d’arte” è particolarmente legata alle grandi decorazioni musive di inestimabile pregio, tuttora intatte, che rendono unico al mondo il complesso di edifici bizantini del V e VI sec. che le ospitano al loro interno. Ciò che colpisce “leggendo” le testimonianze lasciateci dai mosaici, è l’incrociarsi ed il susseguirsi di tanti stili che testimoniano le varie fasi storiche attraversate dalla città: dal romano al gotico, dagli affreschi giotteschi di S. Chiara al Barocco dell’absidale di Sant’Apollinare Nuovo. Ravenna è romana, gotica, bizantina, medioevale, veneziana e contemporanea. Chi oggi la visita se ne innamora come già a suo tempo accadde a Boccaccio, Klimt e Hesse. Nelle botteghe artigiane, inoltre, vengono riprodotti con la tecnica del mosaico sia opere antiche che contemporanee, contribuendo in questo modo a conservare la tradizione della decorazione musiva. Da sottolineare il fatto che proprio grazie a tali decorazioni tanti monumenti della città sono stati introdotti dall’Unesco nella lista dei beni facenti parte del patrimonio mondiale dell’umanità, come il Mausoleo di Galla Placidia, il Battistero Neoniano, Sant’Apollinare Nuovo, il Battistero degli Ariani, la Cappella Arcivescovile, il Mausoleo di Teodorico, la Basilica di S. Vitale e Sant’Apollinare in Classe. Oggi Ravenna è collegata all’Adriatico tramite il canale Candiano, e sicuramente costituisce uno dei porti più attivi di tutta la costa, nonchè una delle città turistiche tra le prime in Italia per l’interesse suscitato dalle sue opere d’arte e dai suoi lidi dislocati lungo un bel tratto di costa sabbioso che corre per chilometri lungo l’Adriatico e con alle spalle magnifiche pinete che offrono ambienti naturali di grande bellezza. L’organizzazione e la tradizione di ospitalità di questi lidi è ormai nota oltre i confini italiani. Spostandoci di pochi km. verso Nord troviamo la località di S. Alberto, al confine con le valli di Comacchio, che prende il nome dalla chiesa fatta erigere dall’imperatore germanico Ottone III in onore di Adalberto, arcivescovo di Praga martirizzato; da visitare la Biblioteca, situata nella casa del poeta Lorenzo Stocchetti. Ancora nelle immediate vicinanze ecco la frazione di Mandriole, che deve il nome alle mandrie che qui pascolavano prima delle grandi bonifiche. Visitando l’ex Fattoria Guccioli, si può fare un tuffo nel passato all’epoca di Garibaldi, in quanto proprio qui è situata la stanza in cui Anita,la moglie, spirò; sempre a lei è dedicato il cippo marmoreo in via Corriera Antica innalzato nel punto dove fu sepolta. Interessante è anche la chiesa parrocchiale di stile rinascimentale, che conserva un dipinto della scuola del Longhi ed un sacello ove la salma di Anita riposò nel 1859.
• Basilica Sant’Apollinare in Classe - Porto Fuori
Da Lido di Dante, percorsi circa 15 km. verso l’interno, si giunge alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe, considerata una delle più alte espressioni artistiche della civiltà bizantina nel ravennate. Alla sua sinistra s’innalza il campanile, traforato da monofore, bifore e trifore divise da tante colonnine di marmo. L’interno colpisce per la solennità degli ambienti ed è suddiviso in 3 navate a loro volta spartite da 2 file di 12 colonne di marmo greco con tipici capitelli bizantini, mentre dell’antico pavimento a mosaico non rimangono che poche tracce, così come dell’originario rivestimento marmoreo che fu asportato da Sigismondo Malatesta per adornare il suo Tempio di Rimini. L’antico altare sorge nel mezzo della navata centrale e lungo quelle laterali; interessanti da osservare i sarcofagi marmorei di arte ravennate. Sopra la cripta il Presbiterio rivestito di mosaici di epoche diverse. Da notare la figurazione allegorica della Trasfigurazione nel catino dell’abside in cui Cristo è rappresentato da una grande croce latina entro un cerchio azzurro stellato con al di sotto Sant’ Apollinare che in abiti vescovili prega tra 12 agnelli che simboleggiano gli Apostoli. Ai lati dell’abside si trovano due cappelle che custodiscono i tesori, mentre la cripta ospita un’urna scolpita in marmo greco che un tempo conteneva le spoglie di S. Apollinare, ora custodite nell’altare maggiore. A sud est della basilica si stende la celebre Pineta di Classe. Da qui, immettendosi sulla S.S. 67 Tosco Romagnola, in direzione di Venezia, dopo pochi chilometri, sulla destra, è visibile la chiesa di S. Maria in Porto Fuori eretta nel 1100 da Pietro degli Onesti detto il Peccatore, su di un’altra preesistente, e due secoli dopo ampliata per divenire un’importante abbazia fino al 1503, quando venne costruita la nuova sede di S. Maria in Porto. Ricordata da Dante come la “casa di Nostra Dama in sul lito Adriano”, fu rasa al suolo nel 1944 e ricostruita nel dopoguerra insieme al campanile. All’interno sono visibili frammenti di affreschi trecenteschi. Nel sarcofago, in fondo alla navata, erano custodite le spoglie di Pietro il Peccatore.


Comune di Ravenna