Museo della Carta
LA CARTA DI AMALFI Grazie ai rapporti che la legavano al mondo arabo, Amalfi poté conoscere ed applicare già nel XIII secolo le tecniche di produzione della carta. La lavorazione consisteva nel raccogliere stracci e tessuti preferibilmente di cotone, che venivano poi battuti da magli di legno per spezzarne le fibre. La matassa ottenuta veniva posta a macerare in tini maiolicati e in abbondante acqua. Trascorso un certo periodo, gli stracci si disfacevano, amalgamandosi col liquido nel quale erano stati lasciati in infusione. Nella sostanza semiliquida così ottenuta veniva immerso un telaio in ferro, la cui rete a maglie strettissime tratteneva la parte più solida lasciando colare l'acqua in eccesso. Lo strato di pasta veniva quindi spianato da una pressa e posto ad asciugare. Terminato il processo di essiccazione, ecco pronto un foglio di raffinatissima carta (detta all'epoca bambagina): su di esso spiccava quasi sempre la filigrana del produttore, che il telaio in ferro imprimeva indelebilmente sulla pasta raccolta nel tino, per semplice pressione. Col passar dei secoli, naturalmente, gli strumenti usati venivano continuamente migliorati, introducendo ad esempio utensili in metallo piuttosto che in legno, oppure rudimentali meccanismi che alleggerivano il lavoro degli operai: ma il procedimento è rimasto sostanzialmente inalterato fino ai giorni nostri. Oggi restano in funzione solo una decina delle 16 cartiere attive alla fine del XVIII secolo. Nella Valle dei Mulini esiste un Museo della Carta fatta a mano di Amalfi: esso è costituito da un'antica cartiera e da una biblioteca con circa 3.000 testi sulle origini della carta. Orari: 9-13, escluso venerdì e lunedì.
|