opera di Alessandra Chiappini
L'uovo di Lusurasco
Chiara mattina d'aria fredda d'autunno modella umide foglie brune come la terra tagliata dagli aratri in Lusurasco
Lei ama le mattine chiare l'aria fredda che entra per la gola nel petto e rinvigorisce l'anima
e la luce le riempie gli occhi la luce
per la finestra socchiusa penetra in cucina tra gli odori la lama sguainata del sole e canta il gallo
e canta ancora
- accorrete galline l'ora del rito della stella del giorno -
attutito lo sente oltre l'aia e lo ascolta.
Poi s'affaccia al di là della porta a pestare la terra battuta a riempirsi la bocca d'aria a guardare negli occhi quel gallo mentre sembra strozzarsi ed urla più forte che può.
E le corrono attorno quelle galline a starnazzare che conoscono il suo passo,
ed a loro furioso il gallo
- Ha inalberato la cresta e gonfiato le penne sul gozzo -
ancora con la sua voce strozzata
- pazze quando lei lo vorrà vi tirerà il collo senza smettere il solito sorriso, e voi le correrete attorno, pazze -
Sarà di sera in un giorno chiaro mentre il sole scivola oltre l'Appennino ed il sangue del cielo si mescola ai loro mentre un gatto soriano divora viscere di pollo buttate in un angolo del mattatoio
Le galline avvertite ritornano e si muove l'harem seguendo il crestato sultano raspando vermi di terra
Sale il sole nel suo sentiero celeste e con lui va il corteo della vergine con spica e le galassie del grande ammasso ed i loro milioni di mondi sommersi nell'azzurro.
Nel paese, carico d'anni trasporta se stesso un vecchio barbuto di bianco con la pelle cotta come cuoio e attorno agli occhi vivi striata a raggiera si che questi paiono splendere
- E' un po' matto ma è buono - mulina in aria un bastone col manico d'argento come un sacerdote invasato
- Oggi, vedrete oggi lo sanno le mie ossa lo sanno i miei sogni di vecchio vedrete -
a lui ammiccano invisibili oltre lo sfondo glauco Rigel e Denebola occhieggianti guardiani dal leone appena uscito dal sole.
Pulsano pensieri densi di fronte al mistadello quali fossero parole si che si possano ascoltare - Un miracolo chiedo se può valere, ma non posso più...-
Esce dall'auto accanto parcheggiata un pianto a dirotto di bambino e lei accorre a portare il conforto del suo sorriso, madre.
Poi fugge da quel posto come presa da vergogna bella e ha sguardo triste di profonda speranza disillusa ed ha occhi stanchi di notti non dormite e guida fino all'aia.
passa di mano il fagotto che sente, come un rabdomante nelle viscere della terra l'acqua, il dolore del distacco nelle profondità del ventre di sua madre. E ricomincia il pianto tra le braccia di un'altra donna, madre di madre, nonna.
- Quale dolore bambino ora cogli con i tuoi sensi acuti, orrido abisso scuro la vita e noi in quello precipitiamo come pietre e ad ogni attimo si fa più veloce la caduta chè il fardello dei guai s'appesantisce -
(ed il tempo, fattore di spazio, amplifica la rapidità del grave) S=§to tl V(t) x dt con: S= Età to= Nascita t1= Oggi
Con la mano alzata saluta l'auto che ha ripreso la fuga e dissimula tristezza nel solito sorriso senza finzione perchè la vita ha forza più del dolore e lei bene li conosce tutti ed ama i giorni chiari ed il tempo che le rimane prima dello schianto della pietra sul fondo dell'orrido pozzo scuro.
- Su questa terra piatta e splendida tra la muraglia di pietra delle Alpi ed il monte Appennino voglio posare lo sguardo e ritrovare i volti riascoltare le voci che mi vivono dentro anime della memoria che hanno abbandonato i corpi
Guarda Ascolta non servono preti o messe o chiese o sepolcri
questo cielo chiaro col disco del sole sul meridiano è l'abside del coro questa terra piatta è l'altare ascolta le voci che salgono dalla terra assapora il rito della pianura che tu stesso stai celebrando
Bambino in quello spazio sconfinato vive tuo padre per quello che di lui è in te per quello che ha lasciato la memoria ai ricordi di tua madre ed ai miei -
Pare fermo il tempo come se lo spazio avesse funzione circolare
pare fermo il tempo come se i nostri pensieri avessero oltrepassato i limiti dell'orizzonte ed alle stelle nascoste dall'azzurro del mezzogiorno e dal giallo accecante del sole parla ora il vecchio ed agita minaccioso il suo bastone col manico d'argento
- Non traditemi stelle io so! -
Socchiude gli occhi essi stessi stelle raggiate di rughe striate attorno luccicanti - oggi deve succedere! lo sanno le mie ossa i miei sogni di vecchio oggi il Miracolo
Inizia a discendere il sole per il cielo e con lui la guardia regale di regolo e spica S'avvicina il tempo indicato dal presagio sfuggito al delirio di un vecchio barbuto di bianco.
Lei assiste una salma dalla faccia sbiadita e non vede e non sente un rosario cantilenato da un prete dall'aria laida, distratto come un ruffiano che ha composto sopra i suoi pensieri la faccia giusta per la circostanza mentre pensa alle sue puttane.
- Il Miracolo che può superare la morte... ora -
(quale spirito o anima trapassata sopporta la laidezza del nero cerimoniere luttuoso che alita parole a memoria sopra la carne morta?)
Ma continua la sua discesa il sole nel cielo continua il sangue a pulsare nel cuore dei vivi e la morte a respirare con le loro menti mentre i polli ai margini dell'aia si ingozzano dei grassi vermi delle zolle di Lusurasco.
Oggi non si alza un minimo di nebbia foschia ad attutire lo splendore delle montagne all'orizzonte oggi la luna prima del tramonto passerà davanti al sole lo dice il giornale.
Ma non può essere questo il miracolo da quando il moto dei pianeti ha smesso di avere segreti ha smesso di sorprendere gli uomini la luce degli astri non è più la voce degli dei
Il fascino dell'esistenza viene cancellato al pari del mistero l'uomo si anima di un senso d'onnipotenza insano e offende senza paura il cielo e la vita.
E mentre il sole si inclina verso ovest le campane rintoccano a morto che c'è da seppellire un uomo.
Così si raccoglie sul sagrato una piccola folla di facce tristi di occhi umidi e di sorrisi negati.
Lei cammina col bimbo stretto in braccio e vede la sua ombra di vecchia proiettata dalla luce sull'asfalto ad ogni passo un po' più lunga
e facce addolorate le si parano dinnanzi e sussurrano parole
e alberi ingialliti ancora vivi partecipano con un sussurro di foglie da lì all'orizzonte.
Poi tutti in fila donne uomini ed alberi ad accompagnare il feretro a piedi dietro un carro nero
Muri di blocchi di cemento circondano sgangherati giardini e proteggono i noccioli dalla voracità degli scoiattoli
Serpi nere succhiano il sole che rimane prima del letargo
una manciata di giorni manca a che la mezzanotte sia segnata dal transito di Pleione e le sue figlie sopra il meridiano. Le sorelle dei riti antichi che nel cielo fantasie diverse hanno pietrificato come statue abbozzate di donna (la vita celebra la vita, la morte ha rito perchè essa stessa è vita). Le Pleiadi, asterisma nel Toro sono diventate una macchia, null'altro che una macchia luminosa stemperata sopra la notte che riverbera luce di lampioni stradali. Il firmamento ha perduto brillantezza come un diadema coperto da polvere e ragni in una vecchia tomba, e non incanta l'uomo. Ricordo ancestrale è il segno che il cielo ancora dà ai vivi, quando le pleiadi all'alba sono mossiere del parto di grano dalle viscere della terra e la stagione finisce col loro culmine a metà della notte. (Solo le galline riconoscono quella frazione non altro ormai che modo di dire). Voglio pitturare i muri grigi che dividono i giardini dalla strada, voglio sentire odore di vernice colore d'autunno col giallo e il rosso cupo ed il marrone della terra e dei tronchi. Voglio che questa strada sia il viale dei muri colorati e su quello camminare fin che troverò sonno. E l'azzurro del giorno sia sfondo della scena, senza una nube, piatto colore uniforme che ha annullato la profondità del campo. Voglio dimenticare.
Ma prima che voi vi raduniate nei campi consacrati per piangere i vostri morti, mi sarò fatta strega e avrò danzato di notte a piedi scalzi e come bestia ubriaca avrò rotolato nel fango finchè invocato dall'orgia sabbatica calerà sul campo santo uno spirito grande di poeta e cambierà i ritratti delle lapidi con specchi si che domani i morti avranno le vostre facce e rivivranno coi vostri corpi
Ci fu un tempo in cui l'abate di Chiaravalle invocò intervento degli angeli, dei santi e dei pontefici armigeri per debellare l'eretica cancrena dell'adorar le querce. (ne aleggia ancora la paura)
Brandelli di passato riaffiorano nel buio disordinati e deboli per forma e per colore frammenti d'esistenze e di pensieri di riti e facce parti d'un tutto irrintracciabile nel marasma dell'acqua passata sotto i ponti nella disastrosa aridità contemporanea
riaffiora un pezzo di tela e vive di per se incollato ad un pannello di tela di sacco sia faccia d'abate o sabba senza sfondo chè intanto la precessione della terra ha spostato gli equinozi e la nostra mente ora vaga tra panorami virtuali.
Maghi ciarlatani vestono i panni di antichi sacerdoti e mescolano nei loro pentoloni brandelli di passato e desideri d'oggi per fame lacrime di madonne sanguinanti e oroscopi: miasmatica poltiglia da propinare ai vivi per placar la sete di quel miracolo che non arriva.
Poi mentre un torvo becchino copre con la terra a palate la fossa gli astri cominciano il loro gioco nel cielo e la Luna copre il Sole.
I vivi alzano gli occhi che un bastone dal manico d'argento è levato verso il Sole e indica ma gli occhi abbacinati di luce non riescono a vedere - L'eclisse, è l'eclisse di sole -
Più in là le galline starnazzano nervose ai margini dell'aia
e mentre la gente ritorna da dove è venuta rimangono una vecchia un bambino e una madre a pestare la terra a guardare in alto con gli occhi socchiusi la luna ed il sole passare
il battito del cuore è in fase con le vibrazioni intime della terra e passato e presente si fondono si sovrappongono
dritta all'infinito porta la tangente staccata dalla Luna nel transitare sul cerchio dell'eclittica e con lei come frecce volano immagini d'idee scoccate dall'arco di neuroni ch' è spina dorsale del cervello e la memoria si confonde con le vista
arriva sera col tuffo del sole tra le pietre delle alpi ed il suo sangue disperso per il cielo
in quel mentre d'assenza irreale di rumore improvvisa lacera l'aria la frenesia d'un canto di gallina
- Un uovo di sera? -
mentre la volta celeste s'incupisce e mostra le sue prime stelle quel giorno indimenticabile lascia il suo segno sopra un guscio d'uovo deposto fuori tempo
L'eclisse di sole incisa sul calcare vivo da un'ignara gallina spaventata è forse il miracolo che c'è stato davvero
e con la notte scesa come uno scuro mantello a coprire la vita s'intorpidisce la mente ed il sonno conquista i corpi
liberi sogni di pianura e uomini non hanno più il vincolo del tempo il tempo ... è una convenzione dura quanto la vita ... la vita.
Il grande triangolo estivo dall'alto dello Zenit con Vega Altair e Deneb sovrasta ora ch'è già buio il pollaio ai margini dell'aia
Dentro appoggiato al suo solido bastone col sorriso dal contorno di barba fatta grigia dalla notte e gli occhi raggiati come le stelle accese guarda soddisfatto tra la paglia d'un covo di gallina un vecchio profeta.
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