Castelnuovo di Conza

Castelnuovo di Conza

già abitato nel secolo V a.C.

Il territorio di Castelnuovo di Conza è stato abitato, visto i ritrovamenti archeologici di siti già scoperti, di cui alcuni sottoposti a saggi di scavo e non ancora portati completamente alla luce, tra il V e III Sec. a.C. . In contrada Cupone sono stati ritrovati manufatti litici senza contesto, assegnabili ad un periodo che va, grosso modo, dal paleolitico superiore al neolitico fino all’età del bronzo. Per la sua posizione, il territorio di Castelnuovo di Conza ha rappresentato un importante nodo viario, come dimostrano i tratturi antichi che erano le vie di comunicazione con le regioni dell’Italia Centrale e Meridionale; come confermato da molti studiosi, consentiva il passaggio di comunicazione dall’alta Valle del Sele alla Valle dell’Ofanto e quindi il Tirreno con l’Adriatico. Nelle località di S’Ilarione e Cupone affiorano resti di insediamenti sannitici del IV sec. a.c., che sono stato oggetto di saggi da parte del Prof. Werner Johannowshi della Soprintendenza di Salerno, i ritrovamenti hanno rilevato in varie località di Castelnuovo di Conza la presenza di fattorie Sannitiche consentendo il recupero di notevoli resti ceramici. Dalle fonti esaminate, il primo documento in cui si fa menzione di Castelnuovo di Conza è il “Catalogo dei Baroni normanni” (1140), e qui lo si ritrova tra i suffeudi di Conza, altro documento importante è un elenco di tutti i paesi che appartengono alla Diocesi di Conza, inviato nel 1200 dal Papa Innocenzo III al Vescovo conzano Pantaleon, vi appaiono Castelnuovo, Malinventre, Torricella e Santomenna. Castelnuovo era anticamente sotto il dominio di F.D.on Francesco Giesualdo, che poi vendette a Fabio Bavosa della Terra di Pescopagano suo vassallo, in detta terra vi era un comodo Castello posto in luogo ameno per uso del Barone di detta terra ed era munito di forte torre “Cronista Conzana” 1689-1691. In data 17 Agosto 1254, Innocenzo III affidava in possesso di Filippo di Acerno, il Castello di Castelnuovo, che era stato restaurato nel 1230-1231 insieme ad altri nella zona, per volere di Federico II di Svevia. Altre notizie ci sono riportate dall’Acocella, che parla di un “terremoto del 14 Gennaio 1466, che colpì Buccino , Pescopagano, Conza ed altre terre” e, per la vicinanza, sicuramente Castelnuovo di Conza. Come si legge nelle carte d’archivio del XVII e XVIII sec., in Castelnuovo sorgeva una chiesa madre di S. Maria della Petrara che si affiancava nelle funzioni parrocchiali, o si sostituì, alla chiesa di S. Nicola incastellata nell’antico borgo presumibilmente intorno al X secolo. Il nome di S. Maria della Petrara trae origine dalla località Petrara , estremità dell’antico borgo arroccato su un promontorio caratterizzato da caverne e grotte. Si narra che ad un Castelnovese apparve in questo luogo una Madonna che gli chiese un pezzo di pane negatole, si dice, da un abitante di S. Menna , paese distante da Castelnuovo circa due chilometri. Il buon uomo ( forse una donna) si recò nella sua abitazione e preso dallo “impastapane” un pezzo di pasta lievitata l’offrì alla Madonna. Questa espresse il desiderio di essere collocata in chiesa edificata sul posto e murata con le spalle a S. Menna. La statua, raffigurante la Madonna, aveva nella mano un pezzo di pane genuino prodotto della terra. Come affermava l’Avv. Enzo Di Ruggiero, non saremo lontani da vero se interpretassimo l’apparizione della Madonna come di un monolito che costituiva l’entrata di una “Laura”. Una “Madonna delle colture “ alla quale si contrapponeva l’eremo di S. Menna. Come le chiese paleocristiane sorsero sulle rovine di templi pagani così sulle antiche “laure basiliane” furono edificate edicole e chiese campestri. E’ verosimile che così sorse la chiesa di S. Maria della Petrara. Intorno a questa si andarono addensando abitazioni come era avvenuto nei pressi del monastero benedettino di S. Menna dopo l’ XI secolo. Un’altra tradizione tramandataci e tuttora viva nella memoria collettiva, ritiene, attribuendo ad un episodio di storia recente ciò che s’era verificato in tempi remoti, e cioè che Castelnuovo di Conza fosse sorto per l’abbandono di un antico insediamento posto nel bosco e causa della presenza dei serpenti. In verità nella seconda metà del XV sec. gli abitanti di “Torricella” una terra sita nel bosco, si trasferirono in borghi vicini. Una parte di questi si insediò a Castelnuovo di Conza, che forse per l’incremento demografico e per mancanza di spazio, o per il cessato pericolo di aggressioni così frequenti dei secoli precedenti, edificò fuori della porta di “chiecole” dove già doveva esistere una realtà urbana consolidata intorno alla chiesa della Petrara. Nell’angolo sinistro appena dopo l’entrata principale della chiesa, era collocata distesa la statua di S’Ilarione (monaco orientale, protettore dei terremoti, che evangelizzò le popolazioni dell’Egitto e del vicino Oriente d.C.). Forse, gli abitanti della “Torricella” trasferitisi a Castelnuovo di Conza portarono i propri ricordi e i propri culti. Nella “Cronaca Conzana” scritta tra il 1673 ed 1688, nella quale mons. G. Chiusano, di S. Angelo dei Lombardi, così si esprime sulla Torricella (ai suoi tempi già diruta): “ era una terra (...) posta nella difesola di Bon Inventre, che andava compresa con il feudo di Caposele, che vulgarmente si chiama La Torra nella quale vi si conoscono in atto i vestigi delle case, fontane et altro, che dicono che l’habitanti di detta terra quando abbandonarono detto luogo, parte rimasero nella terra di S. Menna, e parte nelle terre di Caposele e Teora”. Facendo un po’ un salto nei secoli oggi Castelnuovo di Conza con il suo centro abitato posto in posizione arroccata, si presenta urbanisticamente con un tessuto edilizio formato da abitazioni disposte in serie parallele, ed allineata secondo la direzione di penetrazione all’interno. Dopo i terremoti storici del 1466 e del 1694 è stato oggetto di una distruzione quasi totale dovuta al sisma del 23 novembre del 1980 di cui ne è stato l’epicentro. Oggi si appresta dopo una lunga fase di ricostruzione a ritornare alla sua “normalità”, restituendo pian piano la luce, gli odori, e i colori del suo centro storico, di tutto il nuovo costruito.

da www.comune.castelnuovodiconza.sa.it

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