armonica ritmica di finestre e lesene
Poiché la piazzaforte di Verona rivestiva una posizione di enorme rilevanza strategica nell'intero scacchiere sud occidentale dell'Impero austroungarico, l'arsenale che stava per essere costruito doveva diventare una sorta di "interfaccia" di quello di Vienna ancora in via di ultimazione, e fungere da supporto all'intero Lombardo-Veneto e a tutti gli eserciti ivi dislocati. Di lì la dimensione non troppo inferiore a quello della capitale e di lì, anche, la scelta di strutture ad arco a tutto sesto e a volte a crociera, atte a creare sequenze modulari flessibili ad ogni variazione dimensionale. Non diversamente da quello di Vienna l'Arsenale di Verona rappresenta inoltre la fase conclusiva e matura di un tipo di costruzione che aveva trovato avvio nel Medio Evo, epoca della quale esso conserva sia le strutture portanti sopra ricordate, sia i materiali costruttivi, sia anche il gusto dell'ornamentazione. Il linguaggio "neoromanico" proprio dell'architettura militare austriaca diventa particolarmente opportuno in una città ricca di monumenti medievali come Verona dove, non a caso, gli interventi operati dall'Austria raggiungono risultati di grande qualità: sia a Castel San Pietro, sia all'Ospedale militare o alla "Provianda" di Santa Marta. Ma soprattutto all'Arsenale. Basti osservare l'armonia ritmica di finestre e lesene che anima le facciate dei suoi diversi corpi di fabbrica, la correttezza formale con cui ogni edificio trova la sua conclusione, la finezza dei corsi alterni di tufo e di cotto che ne costruiscono l'intera struttura e che sembrano rimandare agli analoghi paramenti presenti nella basilica di San Zeno subito al di là dell'Adige e allora ben visibile dalla nuova struttura militare, in quanto nessun edificio si frapponeva. Che, andandosene da Verona a soli cinque anni dal compimento di una simile opera, gli austriaci ci abbiano lasciato una importante eredità sta sotto gli occhi di tutti: non solo l'Arsenale militare, subito passato all'esercito dell'Italia unita ha continuato fino a pochi anni orsono a svolgere la sua funzione; ma esso ha anche salvato, sottraendoli all'urbanizzazione insipiente che ha coperto gli oltre nove ettari della Campagnola. Passato all'Amministrazione comunale, l'Arsenale ha restituito alla pubblica fruizione i preziosi spazi aperti custoditi al suo interno e, soprattutto, l'indiscutibile qualità di un grande patrimonio di architettura, ora in evidente ed incalzante degrado. Dal 1925 Castelvecchio, l'architettura scaligera con cui sia il luogo sia l'opera degli austriaci erano posti in stringente relazione, è diventata un museo.
tratto da www.tourism.verona.it
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